Alla scoperta di Piero della Francesca / La cimasa del Polittico di Sant’Antonio

Tra i molti lavori di Piero di Benedetto dei Franceschi, detto più comunemente della Francesca, che l’aretino Vasari descrive con grande ammirazione, motivato anche da compiacimento civico, c’è il Polittico di Sant’Antonio. L’opera, commissionata dalle terziarie francescane di Sant’Antonio, di cui era badessa in quegli anni Ilaria, figlia di Braccio Baglioni, era collocata sull’altare maggiore della chiesa esterna del monastero, dove è rimasta fino al 1810. Sull’altare della chiesa interna, sempre su commissione di Ilaria Baglioni, venne posta agli inizi del Cinquecento la pala Colonna di Raffaello, oggi nel Metropolitan Museum di New York. Al centro del monumentale polittico di Piero troneggia la Madonna con il Bambino, ai lati i Santi Antonio di Padova, Giovanni Battista, Francesco e Elisabetta d’Ungheria, nella cimasa “una Nunziata bellissima con un angelo che par proprio che venga dal cielo e, che è più, una prospettiva di colonne che diminuiscono, bella affatto” (Vasari, 1568).
L’angelo annunziante, imitazione di una sinopia di Andrea del Castagno (Battisti, 1971), presenta una folta capigliatura castana, è inginocchiato con le ali dolcemente sfumate e la tunica azzurra cadenzata da ritmiche pieghe. Una figura che non reca né il giglio né la palma, lontana quindi dagli arcangeli giovanetti delle precedenti Annunciazioni e avvicinabile nel tipo all’arcangelo della pala degli Agostiniani. Anche il momento ritratto è diverso: al saluto è sostituito il gesto a mani incrociate sul petto, come atto di adorazione della eletta da Dio. Sotto un cielo sereno solcato dalla bianca colomba dello Spirito Santo circondata da una raggiera d’oro, il suggestivo silenzio di un chiostro conventuale è delimitato da colonne binate che ricordano il Mausoleo di Santa Costanza a Roma riprendendo un gusto che, nella seconda metà del secolo, appare nell’ambiente fiorentino, nel Ghirlandaio e in Filippino Lippi (Salmi, 1979). La parte sinistra della composizione mostra un giardino al centro del chiostro, con una citazione dell’hortus conclusus a simboleggiare la verginità di Maria. Il colonnato che si apre in profondità nella serie di arcate è un brano di grande virtuosismo che testimonia l’interesse per la prospettiva applicata all’architettura che accomuna Piero ad architetti e teorici come Alberti, Laurana e Francesco Di Giorgio. La lunga fuga del corridoio centrale si arresta però di colpo contro una parete marmorea, che contraddice alla voluta spazialità, dando il senso di un palcoscenico ben chiuso (Battisti, 1971). La fuga prospettica viene accentuata dall’artista ponendo un dado, cioè un ulteriore elemento grafico, fra capitello e attacco degli archi. L’atmosfera è resa tangibile dal gioco chiaroscurale, la luce si insinua nel porticato da sinistra dove non getta ombre, se non al centro del loggiato, ma accende il marmo bianco di una luce quasi soprannaturale. Nella descrizione dell’ombra e della luce all’interno della prospettiva si riscontra già la poesia degli interni della Madonna di Senigallia (Paolucci, 1990).
Il polittico di Sant’Antonio, iniziato velocemente dopo il ritorno di Piero da Roma e lasciato a lungo incompleto, ha sempre suscitato diverse perplessità negli studiosi per l’incongruenza stilistica tra la cimasa con l’Annunciazione e la parte centrale dagli inequivocabili caratteri gotici su fondo dorato. Nella parte centrale, infatti, è prevalente l’intervento degli aiuti, mentre l’autografia di Piero è evidente nella cimasa e nella predella maggiore. La sagomatura stessa della cimasa che taglia archi e architravi è sembrata (Longhi, 1927) frutto di un intervento effettuato dai committenti all’insaputa dell’artista. Il restauro eseguito nel 1952 (Brandi, 1954) ha però dimostrato che la particolare sagoma cuspidata con l’inusuale andamento scalare è stata realizzata in corso d’opera, forse utilizzando un disegno concepito per una tavola rettangolare. La cimasa con l’Annunciazione è stata quindi eseguita per ultima, e tale integrazione, teneva conto dell’abside della cappella tardogotica del convento cui era destinata (Battisti, 1971).

Nell’immagine principale:

Piero della Francesca
(Borgo San Sepolcro, 1415/1420-1492)
L’angelo annunziante (part. dell’Annunciazione della cimasa)
dal Polittico di Sant’Antonio, 1460-1470
Tecnica mista su tavola, 338 x 230 cm.
Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria